EDGAR LEE MASTERS
Griffy the cooper
The cooper should know about tubs.
But I learned about life as well,
And you who loiter around these graves
Think you know life.
You think your eye sweeps about a wide horizon, perhaps,
In truth you are only looking around the interior of your tub.
You cannot lift yourself to its rim
And see the outer world of things,
And at the same time see yourself.
You are submerged in the tub of yourself—
Taboos and rules and appearances,
Are the staves of your tub.
Break them and dispel the witchcraft
Of thinking your tub is life!
And that you know life!
Griffy il bottaio
Il bottaio deve intendersi di botti.
Ma io conoscevo anche la vita,
e voi che gironzolate fra queste tombe
credete di conoscere la vita.
Credete che il vostro occhio abbracci un vasto
orizzonte, forse,
in realtà vedete solo l'interno della botte.
Non riuscite a innalzarvi fino all'orlo
e vedere il mondo di cose al di là,
e a un tempo vedere voi stessi.
Siete sommersi nella botte di voi stessi –
tabù e regole e apparenze
sono le doghe della botte.
Spezzatele e rompete la magia
di credere che la botte sia la vita,
e che voi conosciate la vita!
in Antologia di Spoon River
Biografia del poeta
Edgar Lee Masters (Garnett, Kansas, 1869 - Melrose Park, Pennsylvania, 1950)
Avvocato e poeta statunitense, esordì con A book of verses (1898), cui fece seguire altri scritti poetici e drammatici di genere tradizionale. Salì improvvisamente alla fama quando, ispirandosi ai tipi umani osservati nei tribunali e sull'esempio dell'Antologia greca, pubblicò, prima sul Mirror, poi in volume, The Spoon River anthology, 1915, seguita l'anno successivo da una versione definitiva arricchita di 35 componimenti. L'Antologia è costituita da una serie di epitaffi composti in uno stile lirico-satirico assai originale, in cui si confessano i defunti sepolti nel cimitero d'un piccolo paese nel centro degli Stati Uniti. Il successo del volume fu straordinario; con esso l’autore metteva a nudo l'ipocrisia puritana del mondo provinciale americano. Nel 1924 pubblicò una nuova serie, The new Spoon River anthology, che, se non uguaglia la felicità della prima, le è assai prossima.
SALVATORE COMMINIELLO
Due figure quasi simmetriche, l'una chiara e l'altra scura, l'una su fondo scuro e l'altra su fondo chiaro,
si stagliano sui due gradini occupati dall'opera.
Cerchi bianchi, forse il fondo della botte, si ripetono , quasi a significare la ripetitività di una visione,
che non permette di vedere, invece, la vita.
BIOGRAFIA DELL'ARTISTA
Salvatore Comminiello (Potenza - 1958)
Nel capoluogo lucano compie gli studi ed è tra i primi diplomati del neonato Istituto Statale d’Arte, la cui presenza sul territorio rappresentò una importantissima occasione di scoperta e promozione dei talenti artistici locali. Appena ventenne allestisce la sua prima mostra personale presso il CO.S.P.I.M. (collettivo scultori, pittori, incisori,musicisti), di cui si rende subito membro attivo. Dal 1984 inizia il sodalizio con il gallerista Raffaele Formisano e con la Galleria San Carlo di Napoli e per circa un triennio frequentissimi sono i contatti con gli artisti napoletani particolarmente attivi in quegli anni e numerose le esposizioni
che lo inseriscono in un discorso artistico di più ampio respiro, proiettandolo ad una più vasta attenzione.
A metà degli anni ’80 entra a far parte dell’Associazione Arti Visive V Generazione e della omonima cooperativa che,
con la creazione della rivista d’arte PERIMETRO, diffusa su tutto il territorio nazionale, costituisce per la Basilicata un evento notevolissimo, teso a sciogliere definitivamente l’arte lucana da una dimensione di localismo e regionalismo, per inserirla in maniera solida nel contesto nazionale attraverso una vasta rete di contatti e di scambi.
Nel 2011 partecipa alla 54° Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia – Padiglione Italia – Regione Basilicata
Di rilievo le segnalazioni della critica al Premio Nazionale di Arte contemporanea “A. Volpi” di Pisa
e al Premio Combact Art di Livorno.
Salvatore Comminiello si distingue indubbiamente per il suo linguaggio modernissimo ed in continuo divenire, per l’attitudine alla ricerca che investe nell’interezza la sua produzione, a partire dall’utilizzo di particolari materiali, come il plexiglas o
il poliuretano espanso, capaci di “materializzare” le trasparenze e di dar corpo alla terza dimensione.